Giappone, USA, Messico e ancora Giappone

Una settimana in cui sono prevalsi i film, perlopiù in dvd e visione noturna su poltrona accomodante. Si comincia bene di lunedì con "L'estate di Kikujiro", che avevo visto solo una volta qualche anno fa in una videocassetta che aveva lasciato pure spazio alle presentazioni sclerate di Ghezzi. La colonna sonora di Hisaishi ormai è nelle orecchie come non mai, ma la visione più approfondita mi mancava, ecco. Visione che comunque non ha potuto che commuovermi. Quel bambino Masao, che da tanto triste riesce col tempo a liberarsi dalle sue angosce, riesce finalmente a divertirsi. Quel Masao che è al centro delle attenzioni del yakuza scapestrato Kikujiro. Al centro delle attenzioni dei motociclisti tanto duri alle apparenze, quanto simpaticamente docili e imbranati. E pure lo scrittore frikkettone lo avrà a cuore. Quel bambino che passa diverso tempo con una persona senza saperne il nome, e solo alla fine del film avrà il coraggio di chiederlo, il nome di colui che gli ha regalato un'estate tanto divertente. Un'estate, un'amicizia, un'avventura che rimarrà nel cuore del bambino, ma anche dello spettatore. Il tutto risottolineo con un tema della colonna sonora coinvolgente.
E così il lunedì. Mentre il giorno successivo mi rilasso con una visione più tranquilla e divertente: "La rivincita dei Nerds", che poteva tranquillamente aver come sottotilo "Nerd Power". Un piccolo classico degli anni ottanta, film stile "college americano2 ma con parti invertite: saranno appunto i Nerd i protagonisti che alla fine ovviamente trionferanno, con tanto di discorso finale sul rispetto di tutti etc. Piacevole visioncina per una serata.
Per poi arrivare alla visione del giovedì, dove finalmente c'è l'esplosione ed il tripudio, per quella che acnhe se con rammaricato ritardo è una mia prima visone: "Il Labirinto del Fauno", di Del Toro... Dopo tre giorni ancora mi saltano fuori i commenti "a caldo" che mi sorsero spontanei: "Drammatico, commuovente, bello". Un Bello che poi mi è venuto da dire più è più volte, similmente a quando ci si trova davanti ad un'opera d'arte tanto coinvolgente che non si può dire altro che "Bello" con aria estasiata". Ora sicuramente sarò sempre in fase d'esagerazione ovviamente. D'altro canto la sua drammaticità è alta, il coinvolgimento pure, la fantasia tanta ma sempre ancorata alla realtà. Trama lineare ma strutturata bene etc etc etc... non mancheranno ulteriori visioni.

Invece ieri sera la sorpresina. Aprire il giornale verso le 20 e scoprire che in certo cinema alle 23.15 proiettano "Il silenzio sul Mare" di Kitano, oviamente in lingua sottotitolato. Non ho la minima idea riguardo questo suo film, ma... come lasciarselo sfuggire? E quando poi lo posso rivedere? Ma poi non ci sono i mezzi per il ritorno, piove e sei pure senza ombrello. Niente da fare. Vado lo stesso. Allo Gnomo. Non ci sono affatto problemi a trovare il biglietto, in una sala da circa duecento posti saremo in una decina, e il costo del biglietto compresa la necessaria tessera non raggiunge i sette euro. Non ci sono venti minuti di pubblicità all'inizio e sembra di vederselo a casa propria solo su grande schermo e con audio adatto. L'ideale. Ma insomma parte il film, protagonista sordomuto, fidanzata coprotagonista anche lei con problemi simili. Lui lavora in una azienda di nettezza urbana lei non si sa. Lui affascinato dal mare un giorno trova nella pattumiera una tavola da surf rotta. La aggiusta e inizia a provare a cavalcare le onde. Inizio goffo ma con la sua forza di volontà riuscirà a migliorare. Si iscrive ad un torneo, ma al momento di gareggiare non lo farà poiché ne lui ne la ragazza sentono la chiamata. Poi riceverà l'aiuto di un negoziante e di altri surfisti. Parteciperà ad un'altra gara ottenendo dei risultati buoni. Poi non si dice nulla... A parte che il finale sarà poeticamente drammatico. Il suono del mare pervaderà tutto il film, assieme alle immagini dello stesso. Non mancheranno le scene comiche (forse Kitano risentiva ancora della sua fama di comico), strutturate sia come gag singola che come ripetizione della stessa. Non manca di vedere qualche scena che poi verrà rielaborata e approfondita in altri suoi film, magari anche soltanto perchè facenti parte della cultura giapponese. C'è poesia e comicità. Colonna sonora del comapre Hisaishi, anche se decisamente sottotono pre i parametri cui lo conosciamo. E sopratutto la tematica del sogno e alla base del film, e una volta raggiunto...
Uno dei suoi primi film, il terzo, rispetto ai parametri raggiunti da Kitano non è da considerare tra le sue massime espressioni, ma comunque colpisce per la sua volontà poetica (anche se non espressa come lui stesso ha dimostrato). Comunque se possibile da vedere.

E così ho fatto il mio elenco. Poi la si vedrà.
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